MERCOLEDÌ DELLE CENERI >
I DOMENICA DI QUARESIMA >

II DOMENICA DI QUARESIMA >
III DOMENICA DI QUARESIMA >
IV DOMENICA DI QUARESIMA >
V DOMENICA DI QUARESIMA >
LA SETTIMANA SANTA >
IL MISTERO PASQUALE >
I SIMBOLI DELLA PASQUA >



Giovedì Santo


Messa del Crisma
Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione.

+In quel tempo, Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:

“Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi
e proclamare l’anno di grazia del Signore”.

Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

Lc (4,16-21)


Messa in Cena Domini

Li amò sino alla fine.

+Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine.

Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto.

Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».

Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».

Gv (13,1-15)

 

Oggi, Giovedì Santo,
In mattinata, in tutte le cattedrali della Chiesa nel mondo, ogni vescovo raduna, in modo particolare, tutti i sacerdoti della sua Diocesi, per quella suggestiva celebrazIone definita 'Messa del Crisma', ossia la benedizione degli Oli sacri: dei catecumeni, degli infermi e del Sacro crisma.
Quest'ultimo viene usato per ungere la fronte dei cresimandi, le mani dei sacerdoti ed, infine, il capo nell'ordinazione a vescovo.
Momenti, grandi momenti, Cresima, Sacerdozio, Consacrazione episcopale, che sono, non solo la designazione e consacrazione di noi uomini nel nostro cammino vocazionale, ma sono espressioni della Forza dello Spirito.
Davvero siamo 'unti del Signore'.
Al termine della S. Messa i parroci attingono gli oli da portare nella parrocchia per il Battesimo, l'Unzione degli infermi e la Cresima.
Ed è un momento, questo, che 'fa vedere' come davvero la Chiesa è Corpo di Cristo, visibile nella grande Comunione dei sacerdoti con il vescovo: è la Festa dei sacerdoti e di tutti i fedeli, uniti in comunità con il proprio vescovo. Un evento davvero grande e commovente.
A sera: con grande solennità, come a continuare 'la Cena del Signore', ossia il dono dell'Eucarestia, nelle parrocchie viene celebrata la S: Messa definita 'In Coena Domini', ossia 'nella Cena del Signore'.
È la solennità della 'prima Comunione' della Chiesa, rappresentata dagli Apostoli, con il Corpo e Sangue di Gesù, donato per sempre quella sera.
Una Cena che da allora non finisce mai ed è la grande manifestazione di Dio che si fa Dono, Pane di Vita, per noi: 'Mistero grande della fede'.
È qui che si misura quanto conta l'Eucarestia per noi: se poco o se tanto. Ognuno deve chiederselo.
Così commenta, il caro Giovanni Paolo II, il suo rapporto con l'Eucarestia, nell'Enciclica 'Ecclesia et Eucarestia'.
"Ave, verum corpus, natum de Maria Virgine. Pochi anni or sono ho celebrato il cinquantesimo del mio sacerdozio. Sperimento oggi la grazia di offrire alla Chiesa questa Enciclica sulla Eucaristia, nel Giovedì Santo, che cade nel mio 25° anno di ministero petrino. Lo faccio con il cuore colmo di gratitudine. Da oltre mezzo secolo, ogni giorno, da quel 2 novembre 1946, in cui celebrai la prima Messa, nella cripta di San Leonardo, della cattedrale del Wawel di Cracovia, i miei occhi si sono raccolti sull'ostia e sul calice in cui il tempo e lo spazio si sono in qualche modo 'contratti' e il dramma del Golgota si è ripresentato vivo, rivelando la sua misteriosa 'contemporaneità'.
Ogni giorno la mia fede ha potuto riconoscere nel Pane e nel Vino consacrati, il divino Viandante che un giorno si mise al fianco dei due discepoli di Emmaus per aprire loro gli occhi alla luce e il cuore alla speranza.
Lasciate, carissimi fratelli e sorelle, che io renda con intimo trasporto, in compagnia e a conforto della vostra fede, la mia testimonianza di fede nella Santissima Eucaristia.
'Ave verum corpus, natum de Maria Virgine / vere passum, immolatum, in croce pro homine'.
Qui c'è il tesoro della Chiesa, il cuore del mondo, il pegno del traguardo a cui ciascun uomo, anche inconsapevolmente, anela.
Mistero grande che supera, certo, e mette a dura prova la capacità della nostra mente di andare oltre le apparenze, ma la fede ci basta. Lasciate che, come Pietro, alla fine del discorso eucaristico, nel Vangelo di Giovanni, io ripeta a Cristo, a nome di ciascuno di voi: Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna" (Dall'Enciclica sull'Eucarestia).
Come vescovo, ho avuto il dono qualche volta di celebrare con il Santo Padre, Giovanni Paolo II, la S. Messa nella sua cappella privata. Era come una sinfonia divina, che rapiva e si scolpiva nella memoria e nel cuore. Oggi, siamo chiamati a vivere questo dono.
Ci saremo tutti?
Vorrei che fossero nostre le parole di Pietro, davanti alle nostre difficoltà nel credere: "Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna...Conferma la nostra fede!"

*******


Gesù trascorre le ultime ore della sua vita terrena in compagnia dei suoi discepoli. Il Maestro manifesta un amore straordinario per gli apostoli, impartendo loro insegnamenti e raccomandazioni. Durante l’ultima Cena, Gesù ha mostrato - con le sue parole - l’amore infinito che aveva per i suoi discepoli e gli ha dato validità eterna istituendo l’Eucaristia, facendo dono di sé: egli ha offerto il suo Corpo e il suo Sangue sotto forma di pane e di vino perché diventassero cibo spirituale per noi e santificassero il nostro corpo e la nostra anima. Egli ha espresso il suo amore nel dolore che provava quando ha annunciato a Giuda Iscariota il suo tradimento ormai prossimo e agli apostoli la loro debolezza. Egli ha fatto percepire il suo amore lavando i piedi agli apostoli e permettendo al suo discepolo prediletto, Giovanni, di appoggiarsi al suo petto. Nella sua vita pubblica, Gesù ha raccomandato più di una volta ai suoi discepoli di non cercare di occupare il primo posto, ma di aspirare piuttosto all’umiltà del cuore. Ha detto e ripetuto che il suo regno, cioè la Chiesa, non deve essere ad immagine dei regni terreni o delle comunità umane in cui ci sono dei primi e degli ultimi, dei governanti e dei governati, dei potenti e degli oppressi. Al contrario, nella sua Chiesa, quelli che sono chiamati a reggere dovranno in realtà essere al servizio degli altri; perché il dovere di ogni credente è di non cercare l’apparenza, ma i valori interiori, di non preoccuparsi del giudizio degli uomini, ma di quello di Dio.
Nonostante l’insegnamento così chiaro di Gesù, gli apostoli continuarono a disputarsi i primi posti nel Regno del Messia.
Durante l’ultima Cena, Gesù non si è accontentato di parole, ma ha dato l’esempio mettendosi a lavare loro i piedi. E, dopo aver finito, ha detto: “Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri” (Gv 13,13-14).
La Cena si ripete nei secoli. Infatti Gesù ha investito gli apostoli e i loro successori del potere e del dovere di ripetere la Cena eucaristica nella santa Messa.
Cristo si sacrifica durante la Messa. Ma, per riprendere le parole di san Paolo, egli resta lo stesso “ieri, oggi e sempre” (Eb 13,8).
I credenti che partecipano al Sacrificio eucaristico cambiano, ma il loro comportamento nei confronti di Cristo è più o meno lo stesso di quello degli apostoli nel momento della Cena. Ci sono stati e ci sono tuttora dei santi e dei peccatori, dei fedeli e dei traditori, dei martiri e dei rinnegatori.
Volgiamo lo sguardo a noi stessi. Chi siamo? Qual è il nostro comportamento nei confronti di Cristo? Dio ci scampi dall’avere qualcosa in comune con Giuda, il traditore. Che Dio ci permetta di seguire san Pietro sulla via del pentimento. Il nostro desiderio più profondo deve però essere quello di avere la sorte di san Giovanni, di poter amare Gesù in modo tale che egli ci permetta di appoggiarci al suo petto e di sentire i battiti del suo cuore pieno d’amore; di giungere al punto che il nostro amore si unisca al suo in modo che possiamo dire con san Paolo: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20).

Tratto da www.lachiesa.it