Siamo stati pellegrini a Roma, alla sede di Pietro, a salutare personalmente per la prima volta il successore di Pietro Papa Francesco ed ora ci rimettiamo in cammino con lui, che ci ha chiesto di essere pellegrino con noi al Santuario di N.S. di Bonaria.
I particolari del pellegrinaggio a Roma svoltosi nei giorni 14-17 maggio, culminato nell’udienza generale di mercoledì 15, nella S. Messa alla tomba di Pietro giovedì 16 e nell’incontro del Papa con i vescovi sardi venerdì 17, sono stati ampiamente raccolti e raccontati dai mass media locali, regionali e anche nazionali, per via dell’annunciato prossimo viaggio del Papa in Sardegna: ringrazio tutti gli operatori delle comunicazioni sociali per l’attenzione dimostrata e per l’impegno a trasmettere fedelmente gli eventi. E grazie in primo luogo ai pellegrini venuti a Roma, sacerdoti, seminaristi e laici, che mi hanno fatto sentire vicina fisicamente tutta la comunità diocesana nel momento in cui ho presentato al Santo Padre il nostro cammino di chiesa, con la nostra vicinanza e la nostra preghiera per lui e con tutti i gravi problemi che la nostra gente vive e patisce.
Grazie soprattutto a Papa Francesco, per la prontezza con cui ha accolto l’invito a venire a Bonaria e per le parole cariche di affetto con cui ha voluto comunicare egli stesso questo prossimo viaggio. Nell’incontro avuto con il gruppo dei vescovi sardi ci ha confermato la sua conoscenza ed il suo legame con la Madonna di Bonaria ma anche il suo desiderio di essere vicino ad una regione molto provata dal punto di vista economico, specialmente per la crisi del lavoro. Nostra Signora di Bonaria è Patrona Massima della Sardegna e il pellegrinaggio del Papa riguarda dunque tutta la regione, quasi un abbraccio ideale, dal colle di Bonaria, a tutte le comunità ecclesiali e civili dell’isola.
Abbiamo vissuto, con i confratelli vescovi della conferenza regionale, un’esperienza davvero unica. Insieme all’emozione nell’apprendere dal Papa stesso che accettava di venire in Sardegna abbiamo vissuto una consuetudine inedita con Papa Francesco, nella Domus di Santa Marta, dove il Papa ha mantenuto la sua abitazione privata, recandosi al palazzo apostolico solo per gli impegni ufficiali. La presenza del Papa nella residenza Santa Marta è molto discreta, non ha modificato sostanzialmente il ritmo della casa, dove risiedono ospiti fissi e ospiti di passaggio, come eravamo noi. E da parte di tutti c’è attenzione ad avere la medesima discrezione, per non intralciare la vita e gli orari del Papa.
Dopo un po’ ci si abitua a vederlo passare, salire e scendere con l’ascensore come gli altri ospiti e talvolta con gli altri ospiti, a vederlo al suo tavolo nella sala da pranzo, con qualche suo collaboratore, cordiale con tutti ma anche rapido nei suoi ritmi giornalieri. Al mattino celebra la S. Messa nella cappella centrale della casa, con la partecipazione a turno di gruppi dei collaboratori e del personale della S. Sede e le brevi omelie di ogni mattina sono ormai un appuntamento per mezzo mondo.
Mettiamoci dunque in cammino con gioia e con impegno per accogliere Papa Francesco e per farci pellegrini con lui. Quanto prima sarà messa a punto la macchina organizzativa e ringrazio fin d’ora tutte le autorità civili che hanno già dichiarato la loro disponibilità a collaborare.
Il primo impegno però è quello della preghiera: è ciò che Papa Francesco chiede ogni giorno ed ha chiesto anche a noi in modo particolare nel congedarci, “pregate per me, ne ho bisogno”! Da subito, ogni giorno, non lasciamo mancare la preghiera per il Papa e per la sua prossima visita in Sardegna, perché sia portatrice di grazia, di speranza, di conversione al vangelo, di rinnovata amicizia con il Signore Gesù. La Vergine di Bonaria non ci dice altro: “fate quello che Lui vi dirà”. Mettiamoci in ascolto e fidiamoci del suo amore, di cui abbiamo ancora una volta un segno così bello nel gesto di Papa Francesco.
S + ARRIGO MIGLIO
Il Portico 26.05.2013
Stupore e gratitudine : sono i sentimenti più diffusi tra i sardi all’indomani dell’annuncio della visita del Papa – prevista per settembre – a Cagliari, pellegrino alla Basilica di Nostra Signora di Bonaria, “mamma, fiza e isposa de Su Segnore”, come la chiamò in sardo Benedetto XVI cinque anni fa citando la versione in limba dell’Ave Maria.
La meraviglia domina anche tra i vescovi dell’Isola, forse anche nell’arcivescovo di Cagliari, e presidente della Conferenza episcopale sarda, Arrigo Miglio, che pure la visita ha chiesto fin dai primi giorni successivi all’elezione di Papa Francesco, nel biglietto augurale in cui ricordava il legame tra la Madonna venerata nell’Isola e il nome della capitale argentina.
Stupisce la rapidità nella risposta alla richiesta del presule e il feeling subito sbocciato con i pellegrini presenti ieri in Piazza San Pietro al momento dell’annuncio: “Voi sardi siete entusiasti”, il commento del pontefice all’esultanza della delegazione. Altro motivo di meraviglia è la conferma del primo viaggio in Italia di Papa Bergoglio giunta direttamente a braccio, una novità rispetto al passato.
Segno evidente della “fratellanza” tra il Santuario di Bonaria a Cagliari e Buenos Aires, per una storia antica che ha a che fare con la fondazione della città di Buenos Aires. La tradizione della statua della Madonna giunta dal mare sulle coste di Cagliari – all’interno di una cassa gettata da una barca squassata dalle onde è un pezzo della storia e della fede dei sardi, gelosamente conservata dai Padri Mercedari, custodi dell’immagine della Vergine.
Sono loro a sostenere da sempre il legame tra il simulacro della Vergine e la città di Buenos Aires: dal pontefice l’autorevole conferma. “Quando il fondatore ha fondato la città argentina ha spiegato infatti il Papa voleva intitolarla alla Santissima Trinità, ma i marinai che lo avevano portato laggiù erano sardi e volevano che si chiamasse città della Madonna di Bonaria”. Così, c’è stato “uno scontro” e poi “una negoziazione” per chiamarla “città della Santissima Trinità nel porto di Nostra Signora di Bonaria”. Ma il nome era “troppo lungo”, ha concluso il Papa, e da allora “sono rimaste le ultime parole: Buon Aria, Buenos Aires, ma è la vostra Madonna”.
Papa Bergoglio sarà il quarto pontefice a visitare l’Isola in poco più di 40 anni: è certamente la devozione mariana a spingere i Papi a rendere omaggio alla Regina dei Sardi. Fu Paolo VI, dal sagrato della Basilica di Bonaria, a sottolineare che “non si può essere cristiani senza essere mariani”. Benedetto XVI, nel settembre di appena cinque anni fa, dallo stesso punto invocò una nuova generazione di “laici cristiani impegnati”.
A Cagliari Papa Francesco incontrerà una regione allo stremo. Solo la dignità dei sardi evita la disperazione davanti a numeri in grado di fotografare una crisi apparentemente irreversibile: più di un quarto delle famiglie vive in condizioni di povertà, su un milione e mezzo di abitanti i disoccupati sono 109mila, la cifra più elevata di sempre, ma altre 105mila persone cercano un lavoro o vorrebbero lavorare. I lavoratori in cassa integrazione straordinaria e in deroga oscillano ormai intorno ai 20mila, ma secondo le organizzazioni sindacali nel 2013 potrebbero arrivare a 30mila.
Gli esperti parlano di una spirale da spezzare perché alimenta la povertà delle famiglie destinando quantità crescenti di risorse pubbliche per sussidi insufficienti, sottraendo queste risorse ad investimenti che producano occupazione. I pensionati (di vecchiaia e anzianità) sono 250mila, ma un terzo non raggiunge i mille euro mensili di pensione e per tante famiglie – che pure in Sardegna reggono più che altrove si tratta dell’unico reddito. Nell’Isola oggi c’è la quota più elevata di giovani che abbandonano prematuramente la scuola: il 25% dei giovani tra i 18 e i 24 anni (circa 30mila ragazzi) ha lasciato gli studi senza avere conseguito un diploma o senza avere una qualifica professionale.
Per questo “è una visita che onora e commuove – dice l’arcivescovo di Cagliari, Arrigo Miglio – pensando alle povertà della Sardegna: ci incoraggia, perché questo aspetto ha certamente pesato nell’invito. Il nostro augurio è che questa visita riaccenda la speranza per il mondo del lavoro, sia un incoraggiamento ai giovani sardi e un invito alle Settimana sociale dei cattolici dedicata a questo tema”.
Sergio Nuvoli
* articolo pubblicato dal SIR, Servizio di Informazione Religiosa della Cei