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La storia della Parrocchia


La parrocchia di San Pietro Apostolo rappresenta il cuore antico della religiosità pirrese, un luogo sacro di memorie dove intere generazioni hanno ricevuto i sacramenti, hanno pregato e si sono congedate dalla vita.

Non siamo in grado, data la mancanza di informazioni attendibili di collocare con esattezza nel tempo, l'origine della parrocchia. E' certo però che la data di fondazione deve farsi risalire a un'epoca remota, forse al medioevo.
Non può in ogni caso essere posteriore al '500. La chiesa all'epoca era prebenda di un canonico del Capitolo Metropolitano di Cagliari beneficiario delle rendite insieme con i curati preposti all'esercizio del culto e all'amministrazione ordinaria, fino al 1772 quando cessò la sua condizione di prebenda canonicale per fruire completamente del beneficio ecclesiastico, divendendo rettoria.
Primo rettore fu il rev. Giuseppe Porcu, al quale successero nel corso dell'Ottocento i revv. Giovanni Efisio Spissu, Salvatore Pias, Luigi Bernardi e Giuseppe Seminino; nel Novecento i revv. Luigi Lobina, Martino Perseu, Raimondo Barra, Raimondo Aresti, quindi Don Gesuino Setzu, Don Giosué Angioni, Don Gino Melis, Don Pietro Puddu,  fino all'attuale parroco, Don Ignazio Trogu.
San Pietro Apostolo rimase l'unica parrocchia di Pirri fino ai primi anni '50 del secolo scorso, quando l a crescita della popolazione e lo sviluppo di nuovi quartieri abitativi inposero una diversa suddivisione territoriale religiosa.

Anticamente alla parrocchia erano annesse due chiese rurali, consacrate l'una alla Vergine sotto il titolo di Santa Maria Chiara, l'altra a San Nicolò, entrambe sorte in età medievale, ridotte allo stato profano dall'arcivescovo di Cagliari mons. Tommaso Ignazio Maria Natta (1759-1763) e infine demolite (1809-1812). Si tramanda che San Nicolò fosse la prima parrocchia di Pirri, mentre Santa Maria Chiara, la cui titolare si venera ancora oggi, è rimasta famosa per la festa che annualmente richiamava folle di fedeli.

Oggi l'unica chiesa filiale della parrocchia è dedicata a Santa Rosalia (sec. XVIII).


Le fasi costruttive

La chiesa parrocchiale di San Pietro Apostolo, il cui impianto originario si può far risalire al  XVI secolo, si è formata in epoche diverse, giungendo a completa sistemazione solo in anni relativamente recenti.

Lo stile è caratterizzato da elementi dell'arte gotica e, insieme, classica e barocca. Sorta, secondo una tradizione ormai consolidata, sul luogo di uno scomparso tempio medioevale consacrato all'Apostolo, in origine presentava una pianta a croce latina, costituita da un'unica navata e dalle odierne cappelle terza a destra e terza a sinistra che formavano il transetto, una eretta sotto l'invocazione di San Sebastiano, l'altra dedicata al culto mariano, presumibilmente alla Madonna del Rosario. Le cappelle rimasero due almeno fino ai primi decenni del Seicento. Poi i documenti ne ricordano altre, quelle di  Sant'Antonio da Padova, della Vergine delle Grazie, di San Francesco d' Assisi, di Sant' Antioco, della Vergine Assunta, della Risurrezione e di San Pietro Apostolo. Alla venerazione dei fedeli erano esposti crocifissi e sculture puntualmente registrati nell'inventario nel 1599.
In quell'anno sull'altare maggiore campeggiava un retablo con immagini di San Pietro Apostolo.

Nel 1619, poichè l'edificio non era sufficiente a contenere tutti i fedeli, iniziarono i primi lavori e vennero edificate tre arcate. Nel 1652 dopo ulteriori momenti di intensa attività edilizia, se ne costruì un'altra. Altri lavori di rinnovamento risalgono al '900, tra il 1909 e il 1911 le cappelle, in origine separate l'una dall'altra furono rese intercomunicanti.
Oggi le prime due cappelle a destra e a sinistra entrando, terminano con cupole di tendenza classicista illuminate da aperture sommitali. Le altre sono voltate a botte.

Tra il 1929 e il 1930 poichè la chiesa si rivelava inadeguata ad accogliere la popolazione sempre crescente, la sacrestia fu convertita nella cappella oggi deidcata a Sant'Antonio da Padova. L'attuale è il prodotto di due distinte fasi edilizie, una del 1935 e una del 1956, quando il vano venne ampliato fino a raggiungere una superficie doppia rispetto alla primitiva estensione. Contiguo a questo nel 1967 fu costruito un ambiente da destinare a museo e accanto un santuario intitolato a Santa Maria Chiara, dove l'antico simulacro della Vergine ha trovato degna e ormai definitiva collocazione.

Sostanziali restauri sono datati al 1973 attraverso i quali la chiesa acquisì un aspetto più decoroso e una funzionalità più rispondente alle esigenze dei fedeli.
Ulteriori miglioramenti pratici ed estetici sono stati ottenuto con gli utlimi lavori intrapresi nel giugno 1998. Il 23 febbraio del 2003 dopo quasi 5 anni di inagibilità una messa solenne concelebrata dall' arcivescovo di Cagliari mons. Ottorino Pietro Alberti, dal parrocco Don Pietro Puddu e da altri sacerdoti ha restituito ai pirresi la loro chiesa madre.


La facciata

Nel semplice e armonioso prospetto, suddiviso in tre ordini verticali da quattro lesene scanalate complete di capitelli, si aprono due nicchie laterali, sopra altre sei di fattura più recente e di varia forma e grandezza. Al centro sta una finestra chiusa da un'inferriata. Attorno al portone d'ingresso, di legno decorato a incisione con motivi floreali di gusto liberty (1912), si snoda una cornice di pietra sul cui lato più piccolo in alto spicca una maschera litica.

Sulla destra, affissa sul muro di cinta di un cortile pertinente alla chiesa, un'iscrizione marmorea parte redatta in lingua latina e parte in italiano ricorda la vita dell'arcivescovo di Oristano mons. Giuseppe Cogoni, nato a Pirri (1885- 1947) e la traslazione delle sue spoglie mortali nella cattedrale della città arborense (1970).


Il campanile

La chiesa è affiancata sul lato sinistro da un campanile. Non siamo in grado di precisare se sia contemporaneo al primitivo impianto dell'edificio sacro o se appartenga a una fase costruttiva posteriore. Scandito in tre ordini da cornicioni orizzontali, il campanile è contraddistinto da volumi squadrati e da una notevole verticalità (è alto circa trenta metri). Lo sovrasta una cupola con volta a padiglione dagli spigoli fortemente smussati, che reca in buona vista un orologio ormai inutilizzato.

In alto, da ampie monofore ogivali, occhieggiano tre campane. La più antica si trova a sinistra guardando dal piazzale.

Fusa da uno scultore torinese nel 1757, riporta un'iscrizione spagnola: "En nombre de la Santissima Trinidad Padre Hyo Espiritu Santu amen. Dedicada a la Parroquial iglesia del Apostol San Pedro de Pirri siendo canonico don Ignacio Borro y procurador de la iglesia el venerable Salvador Toco. En los 26 de may 1757. Franciscus Blancus taurinensis fecit". Le piu’ recenti risalgono  al 1883.  In quella che dà sul piazzale è scritto "Sancte Petre Apostole protege nos. Putzu sindaco. Seminino rectore. 1883"; in quella che si affaccia sul tetto: "Sancta Maria ora pro nobis. Anno 1883".

 

 


La navata

La chiesa si estende su un'unica navata, otto cappelle laterali e presbiterio. La navata fino a pochi decenni fa, variegata di affreschi, ha volta a botte scandita a intervalli regolari da cinque arcate, tre ogivali di ascendenza gotica al centro e due a tutto sesto in corripondenza del presbiterio e della tribuna. Vi si trova un bel pulpito marmoreo ormai in disuso, tra la seconda e la terza cappella di sinistra. Sovrastato da un baldacchino ligneo su cui si erge il triregno papale, adorno di un rosone recante l'acrostico IHS.


La cripta

Sotto la navata si estende una cripta di epoca indefinita rimessa in luce nell' aprile del 2000, alla quale si accede attraverso diciassette gradini molto consunti e ripidi con tracce di ardesia.
Il vano, immerso nella penombra, appare spoglio, privo di qualsiasi ornamento architettonico o pittorico. Spazioso, pavimentato in terra battuta, coperto da intonaco e da volta a botte su cui si aprono due bocchetteimpostate sui lati longitudinali.

Sulla parete di fondo i resti di un altare in muratura dotato di pietra sacra rimandano a lontane celebrazioni eucaristiche.


 

Tratto da "Pirri, paese antico" di Maria Rosaria Lai