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Le opere d'arte


Le cappelle e il presbiterio accolgono diverse opere marmoree e scultoree, simulacri su nicchia e opere pittoriche di grande valore artistico.


Opere scultoree e marmoree

Nella prima a sinistra, frontalmente fa bella mostra di sè il fonte battesimale settecentesco. Fu eseguito nel 1762 a spese di Antonio Locci, servo e socio del rev. Gerolamo Simoni, curato della chiesa e benefattore della parrocchia. Il suo nome vi figura inciso: "Hoc opus factum fuit prore pirrensis ecclae Ant.s Lochi Anno Domini 1762". E' un'opera notevole, di marmo intarsiato nella parte inferiore, di bronzo in quella che serve da copertura. In quest' ultima, sormontata da una piccola statua di San Giovanni Battista, sono effigiati a sbalzo due angeli, alcune spighe e tralci di vite con grappoli d'uva, creazione artistica del romano Palladino Orlandini (1963).



Sulla parete sinistra, incassato in un nicchione, prima dei recenti restauri si vedeva un piccolo altare dedicato a San Francesco d'Assisi. Oggi vi troviamo adagiato su un piedistallo ligneo un gruppo statuario raffigurante il santo col Cristo in croce (1964).


La successiva cappella è dedicata al sacro cuore, la cui statua si affianca ai simulacri di Santa Margherita Maria Alacoque (1936) e della Madonna Addolorata (1955). In basso fino al 1998 spiccava un altare costruito nel 1949 in onore di Santa Maria Chiara. Qui si venerava la Vergine prima dell'erezione del santuario, voluta dal rev. Setzu nel 1967.

 


Tra la seconda e la terza cappella troviamo il Pulpito che fu acquistato verso il 1886 e proveniva dalla chiesa cagliaritana di Santa Teresa.Sovrastato da un baldacchino su cui si erge un triregno intersecato dalle chiavi di San Pietro, è adorno di un rosone recante una croce, l'immagine di un cuore e l'acrostico IHS.


La terza cappella già affrescata dal pittore Luigi Ligas nel 1880 e poi dal muratore Michele Saddi, è in onore della Vergine del Rosario, raffigurata in un quadro appeso alla parete frontale. Essa custodisce le Statue di Santa Lucia offerta nel 1952 da Antonio Angius e Antonina Usai e di Santa Teresina del Bambino Gesù, donata da Luigi e Assunta Cabras nel 1950. In un piccolo incavo aperto sul muro laterale destro è collocata una delicata statuina della Madonna di Fatima, a cura della famiglia Ebau-Orrù, 1981.



Nella quarta cappella si venera l'Immacolata, il cui simulacro, risalente agli anni intorno al 1900, è situato tra le statue di San Giuseppe, dello stesso periodo e del Bambino Gesù di Praga.
Sul muro di destra, dove un grande portone immette nel santuario dedicato a Santa Maria Chiara, si trova un effigie in gesso di Santa Cecilia del 1940.




Le cappelle del lato destro cominciano entrando in chiesa con quella che ospita nella parete frontale la statua del Redentore (1850) e una della Madonna di Bonaria (1895). Sul muro laterale sinistro è osservabile un gruppo scultoreo che raffigura San Vincenzo de Paoli con due fanciulli, dono di Eleonora Picciau (1960). Sulla parte destra, veneratissima dai pirresi, troviamo la statua di Santa Rita , acquistata nel 1940 ndalla società omonima.

La successiva cappella è in onore della Madonna Ausiliatrice, la cui effigie in gesso (1940) è esposta tra un simulacro di Sant' Efisio di legno intagliato e policromato e uno di Santa Greca, lavoro su trespolo eseguito da Efisio Atzeni nel 1892.
Vi si trova un'arca chiusa sul lato destro da una lastra di vetro, dove si può ammirare una statua lignea dell'Assunta, l'Assunta dormiente, vestita in abiti pregiati e indossa sandali d'argento, creazione di Antonio Lonis dotato e famos scultore sardo del Settecento e offerta alla chiesa da Antonio Locci.



E' stata inoltre restaurata sotto la supervisione della soprintendenza per i beni A.P.P.S.A.E. per le province di Cagliari e Oristano e grazie al contributo della Farmacia Dott. Fasciolo di Pirri, Farmacia Dott. Mulas di Alghero e dell' Associazione Nazionale Combattenti e Reduci, Federazione Provinciale di Cagliari, La Madonna delle Grazie, statua in legno policromo del XVII secolo.

 

La terza cappella conserva due statue, Santa Bernardetta, dono della famiglia Cadeddu (1966) e di San Giovanni Battista (1902).

La quarta, la cui area fino ai primi del '900 ospitava la sacrestia, è dedicata a Sant'Antonio da Padova. La sua statua in gesso fu offerta da Francesco Mameli nel 1938. E' affiancata da quella di Sant'Antonio Abate, della prima metà dell' 800 e dalla Vergine delle Grazie, di artista ignoto, commissionata intorno al 1851 da Serapio Cogoni e sua moglie Luigia Nurchis, che annualmente facevano celebrare una festa in onore della santa.
Nella stessa cappella si trovano un grande crocifisso a parete, dolce ed espressivo, offerto nel 1955 dai coniugi Giuseppe e Giuseppina Defraia e una statua della Vergine Assunta, dono di Antonio Pili (1958). Una nicchia, ora murata, fino al 1998 accoglieva l'immagine scultorea del Cristo morto, dono dei coniugi Efisio Vincis e Beatrice Floris (1969).

I quattordici quadri della Via Crucis visibili sui piedritti delle cappelle furono offerti alla chiesa da altrettanti benefattori nel 1939.

Il presbiterio ha volta e pareti completamente tinte di bianco poichè delle pitture che lo affrescavano non rimane ormai più nulla.

L'Altare maggiore,
troneggia presso la parete di fondo. Eseguito tra il 1748 e il 1749 dal milanese Domenico Andrea Spazzi, è di marmo lavorato finemente a intarsio, con tre mensole e quattro colonnine che affiancano, due per parte, una nicchia sormontata da due angeli-putti nella quale è racchiusa una statua di San Pietro scolpita nell'Ottocento da un ignoto artista. L'Apostolo compare in bassorilievo anche nel medaglione che orna, al centro, il paliotto.

 

Ai lati troviamo due belle statue su nicchia rappresentanti una il Cristo Risorto, scolpita da Antonio Lonis e l'altra la Madonna di Fatima, creazione dell'atrista Claudio Pulli, offerta nel 2002 dal parrocchiano Mario Piredda.

Infine è degno di nota un capitello corinzio di epoca medioevale, posato a terra e reggente da qualche anno una croce astile. Qualcuno avanza l'ipotesi che il reperto, di provenienza ignota, appartenesse alla chiesa di Santa Maria Chiara o a quella di San Nicolò.


Opere pittoriche

Ma il presbiterio custodisce anche i veri tesori della chiesa, prima dei restauri, esposti in sacrestia, due quadri di eccezionale valore artistico della celebre bottega cagliaritana di Stampace, già attiva nella seconda metà del '400

Lo Sposalizio mistico di Santa Caterina, vergine e martire d'Alessandria (Egitto). Caduto nell'oblio dopo un mal riuscito restauro che ne aveva deturoato la bellezza originaria, nel 1983 venne riportato al suo splendore dall'artista Duilio Tanchis.
E' un opera pregevolissima scomparto di un retablo perduto realizzato a tempera e olio (m.l,27 x m.0,79), di Michele Cavaro. Su un trono dai braccioli ornati con eleganti fregi rinascimentali siede la Santissima Vergine, che porta in grembo il Bambino Gesù ritratto mentre infila un anello al dito di Santa Caterina, in ginocchio a sinistra, splendidamente vestita. Lo sfondo del quadro - un drappo sorretto da due angeli e impreziosito da motivi di losanghe a quadrifogli - è dorato, come sono dorate le aureole della Madonna e della Santa, dai visi molto belli ed espressivi.

L'altro quadro restaurato nel 1971 dal prof. Rodolfo Barracchia raffigura la Crocifissione e ne è autore Antioco Mainas. E' un dipinto su tavola a tempera e olio (m 1,85 x m 1,00) trasportato in parrocchia dalla chiesa di San Nicolò. Con cornice gotica dorata a pilastrini terminanti con alte guglie e raccordati da preziosi motivi di fogliame traforati. Cristo e in croce fra i due ladroni, mentre da un lato diverse donne sostengono e consolano le tre Marie piangenti. A sinistra una folla di armati che reggono il labaro romano, su cui sono segnate le lettere S.P.Q.R. e tra essi alcuni dignitarivestiti col costume italiano del secolo XV. Un paesaggio a tinte fosche costituisce lo sfondo del quadro. Le tre Marie hanno le aureole d'oro. Il merito di questo quadro sta nella composizione felicemente ideata, nella buona escuzione delle figure e specialmente del Cristo, serenamente calmo, al quale sono contrapposte le facce truci e spregevoli dei due ladroni.


Il museo

Oltre al presbiterio anche il museo conserva opere di ottima fattura. Tra questi due dipinti settecenteschi attribuiti al cagliaritano Francesco Massa, artista di tutto rispetto e assai ricercato in Sardegna.


Uno di questi quadri, notevole per pregi artistici e per dimensioni (m.l,90 x m.l,50), ma purtroppo consunto dal tempo raffigura la Vergine Addolorata ai piedi della croce sulla scena di un lontano villaggio, che dovrebbe rappresentare in forma idealizzata la Pirri del XVIII secolo con la chiesa di San Pietro Apostolo. A sinistra appare ritratto con le mani giunte in atteggiamento di preghiera e vestito alla foggia pirrese il benefattore che commissionò il quadro per la chiesa, Antonio Locci, come è scritto sul lato inferiore: "Antonius Lochi fecit anno 1770". E' un quadro interessante anche per motivi storici, in quanto si tratta del più antico documento pittorico sul costume maschile campidanese.


L'altra tela, attribuita al Massa ha come soggetto San Gaetano da Thiene che porta in braccio il Bambino Gesù. E' un piccolo dipinto ( m. 0,62 x 0,50) pregevole per le figure che si stagliano nette sullo sfondo scuro.

Tra le altre opere d'arte raccolte nel museo, le più rimarchevoli sono di Antonio Lonis, i simulacri di Santa Lucia, San Francesco d'Assisi e di Sant'Ignazio da Loyola. Statue apprezzabili sono anche quelle di San Biagio del 1908 eseguito dallo scultore selargino Pietro Mura, un Sant'Isidoro, un Sant' Agostino dell' 800, un Ecce Homo settecentesco di autore ignoto offerto da Antonio Locci. In passato nella chiesa si conservavano altre sculture di Sant'Andrea e di San Giuda Taddeo, oggi in Santa Rosalia.

Vi si trovava inoltre una collezione di argenti. Un pezzo di ottima esecuzione, fatto a spese di Antonio Locci, era un calice ornato alla base da gruppi di teste d'angelo e riproducente in bassorilievo, la passione di Cristo; un lampada, eseguita da un orefice cagliaritano. Nel 1866 la Giunta Municipale di Pirri guidata dal sindaco Marini, deliberò la vendita degli argenti, avvenuta tre anni dopo, per coprire alcune spese di riattamento della chiesa.


Nel santuario di Santa Maria Chiara, la statua della santa è la tipica statua processionale di concezione spagnola (XVI/XVII secolo), che rappresenta la Madonna col Bambino, entrambi sopravvestiti e in legno dipinto. Il corpo della Vergine è solo sbozzato ad eccezione della testa e delle mani, finemente lavorate. Il Bambino è ben scolpito in tutte le sue parti.

Tratto da "Pirri, paese antico" di Maria Rosaria Lai

Altre foto delle opere