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Beatificazione di Suor Giuseppina Nicoli



Per un giorno la Sardegna sarà il centro della cristianità. Il prossimo 3 febbraio verrà beatificata, a Cagliari, suor Giuseppina Nicoli, una Figlia della Carità, che nella nostra isola, in particolare a Sassari e nel capoluogo, ha scritto le pagine più belle della sua santità. Sono attesi, con il cardinale Josè Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, che presiederà il rito, altri due cardinali - di Parigi e Nairobi - numerosi vescovi e non meno di 300 sacerdoti, e migliaia di fedeli da tutta l'isola. Si parla di una cerimonia che farà da prova generale all'arrivo del Papa, il 7 settembre.

E' la prima volta che una simile celebrazione si svolge in Sardegna. I beati sardi hanno raggiunto l'onore degli altari sempre a Roma, in san Pietro: san Salvatore da Horta, sant'Ignazio da Laconi, Maria Gabriella Sagheddu, Antonia Mesina e, ultimo, fra Nicola da Gesturi.

Il decentramento nelle diocesi, voluto da Benedetto XVI, di questo significativo rito consente di estendere la platea dei partecipanti a un momento tra i più solenni della vita della Chiesa, quando cioè la comunità dei credenti vede ufficialmente proposta a modello di vita cristiana una persona che ha raggiunto la santità nell'ordinarietà della sua esistenza.

Suor Giuseppina ha fatto tutto quello che una suora deve fare, con qualcosa in più, il surplus che ha convinto la Congregazione per le cause dei santi a presentare al Papa, che l'ha accolta, la proposta per riconoscere a questa suora d'aver vissuto in grado eroico le virtù cristiane. L'eroicità delle sue virtù è stato il passaggio determinante verso la beatificazione; il miracolo dovuto alla sua intercessione è stato quasi naturale conseguenza di un'esistenza eccezionale. Dal 3 febbraio suor Giuseppina sarà una suora “scomoda” soprattutto per le sue consorelle: perché propone un termine di paragone talmente alto che non sempre è raggiungibile.

Suor Giuseppina Nicoli ha in comune con san Salvatore da Horta - uno dei santi sardi - il fatto di non essere nata in Sardegna. “La madre Teresa” vincenziana nasce il 18 novembre 1863 a Casatisma, un piccolo borgo situato a ridosso delle colline pavesi, ma è sarda d'adozione perché nella nostra isola ha vissuto 40 dei suoi 61 anni ( è morta a Cagliari il 31 dicembre 1924), per i poveri e gli orfani della Sardegna.

La sardità delle virtù vissute in grado eroico da suor Giuseppina Nicoli è fuori discussione: le povertà incontrate alla fine del secolo XIX e nei primi 20 anni del secolo scorso a Sassari e a Cagliari sono state l'humus che ha coltivato e fatto maturare la sua formidabile avventura umana e cristiana.

Una santità vissuta non solamente in ginocchio, in chiesa, ma dentro i problemi concreti. Nel 1886 a Cagliari scoppia il colera e suor Giuseppina assiste le famiglie povere. Scopre così le situazioni di abbandono in cui vivono bambini e adolescenti e per loro organizza la scuola domenicale di catechismo e l'associazione dei “Luigini”. Nel 1899 a Sassari contribuisce alla rinascita dell'Orfanotrofio di città su una semplice moderna intuizione: senza istruzione non c'è possibilità di elevazione della condizione femminile fra le famiglie dei poveri e degli orfani.

Suor Nicoli allarga il campo di attività: incentiva la scuola di catechismo fino a raggiungere domenicalmente 800 bambini; fonda la scuola di religione per le ragazze delle scuole superiori e per le universitarie sassaresi; introduce le suore in carcere; eleva il livello di studio del sant'Apollinare per contrastare le idee massoniche presenti a Sassari e non adeguatamente contrastate dai cattolici, come denunciò nel 1908 l'arcivescovo turritano Emilio Parodi. Dal 1914 e per dieci anni a Cagliari si immerge nella società del malessere: famiglie povere, ra-gazzini cui era negato il diritto alla scuola, povertà materiale e spirituale. “La madre Teresa” degli anni Venti investe in formazione per le giovani ( scuole di religione e scuole ordinarie dell'istituto Asilo della Marina) e in assistenza morale e culturale alle domestiche, alle operaie della Manifattura Tabacchi. Fonda, la prima in Italia, le “Damine di carità”, ragazze di buona famiglia che visitano i poveri a domicilio, con le quali apre una colonia marina al Poetto per bambini rachitici e scrofolosi. Ma il suo capolavoro è il riscatto sociale e culturale dei “piccioccus de crobi”, i ragazzi della cesta, ai limiti della devianza e predestinati all'emarginazione totale.

Suor Nicoli li ribattezza “marianelli”, monelli di Maria, recuperati alla scuola, al lavoro, ai valori positivi. Una sessantina di loro, oggi “giovanotti” di 80 e passa anni, hanno chiesto un posto in prima fila il giorno della beatificazione. Lo meritano di diritto.

La Superiora Provinciale Suor Rosina Dessì e le figlie della Carità di Sardegna

Tratto da "Il Portico" anno V n. 3 del 20 gennaio 2008