La celebrazione dell'Epifania del Signore è un po’ la «sigla finale» del periodo natalizio. Questa festa non è il giorno dei saggi provenienti dall'oriente, bensì il giorno dell'apparizione o manifestazione al mondo. Il termine «epifania» deriva dal culto dell'imperatore considerato divino, salvatore, soprattutto nel giorno del suo primo mostrarsi alle genti, la sua Epifania, l'inizio nuovo della salvezza.
Dal bambino di Betlemme traspare la luce inaccessibile di Dio. Certo occorre un occhio capace di andare oltre la materialità delle cose e della corporeità dell'uomo. Per quanto riguarda Dio occorre avere cuori puri. Ha cuore puro chi ha la rettitudine dell'amore, chi aspira a ciò che è alto, nobile e santo. Occhi così vedono nelle cose Colui che le ha create e in Gesù il Verbo della vita.
I Magi avevano questi occhi e nel bambino hanno visto il Redentore. Anche noi siamo chiamati a mantenere puri gli occhi, se vogliamo contemplare le realtà divine. È possibile per noi, anche se fisicamente Gesù non è più con noi, attraverso la Chiesa nella quale risuona viva la parola, opera la grazia attraverso la liturgia e un popolo di Dio nasce e cammina nel tempo. L'occhio deve essere puro e il cuore libero da ambizione, avidità, sensualità, paura, frastuono... da ciò che è terreno. Questo sguardo puro deve accompagnarci nella celebrazione eucaristica, nei rapporti interpersonali, negli eventi della vita. Allora nel mutamento possiamo scorgere qualcosa che resta, nell'egoismo un amore, nell'assenza una promessa, nella solitudine un'amicizia e tutto porterà un nome: Gesù Cristo. Dobbiamo chiedere con insistenza questo dono che è il dono dei doni: conoscere e amare Gesù Cristo.
Adorazione del Dio incarnato
O Gesù,
con i tuoi santi magi t'adoriamo,
con essi ti offriamo i tre doni della nostra fede
riconoscendoti e adorandoti quale nostro Dio
umiliato per nostro amore,
quale uomo rivestito di fragile carne
per patire e morire per noi.
E nei tuoi meriti sperando,
siamo sicuri di conseguire l'eterna gloria.
Con la nostra carità ti riconosciamo
sovrano di amore nei nostri cuori,
pregandoti che, nella tua infinita bontà,
ti degni gradire ciò che tu stesso ci hai donato.
Degnati di trasformare i nostri cuori
come trasformasti quelli dei santi magi
e fa' ancora che i nostri cuori,
non potendo contenere gli ardori della tua carità
ti manifestino alle anime dei nostri fratelli
per conquistartele.
Il tuo regno non è lontano
e tu facci partecipare al tuo trionfo sulla terra,
per poi partecipare al tuo regno nel cielo.
Fa' che non potendo contenere
le comunicazioni della tua divina carità,
predichiamo con l'esempio e con le opere
la tua divina regalità.
Prendi possesso dei nostri cuori nel tempo
per possederli nell'eternità.
Che mai ci togliamo da sotto il tuo scettro:
né la vita né la morte valgano a separarci da te.
La vita sia vita attinta da te
a larghi sorsi d'amore
per spandersi sull'umanità
e ci faccia morire a ogni istante
per vivere solo di te,
per spandere solo te nei nostri cuori.
s. Pio da Pieltrelcina