logo
  
 
 
 
 

 

 

 


 
 

Valentina Gessa



Il 10 dicembre 2007, Valentina ha emesso la Professione Perpetua dei voti religiosi, dicendo sì per sempre alla vita missionaria e consacrando la sua vita al Signore.
Ringraziamo il Signore per il dono della chiamata a seguirlo e per la missione affidata a Valentina.

Vai alle foto >

 

 


Il viaggio dei genitori di Valentina

I genitori di Valentina sono stati un mese in Thailandia per la professione della loro figlia, che con la consorella Antonella Del Grosso, si sono consacrate per sempre al Signore il 10 Dicembre 2007. Assieme ai genitori di Valentina, Antonio e Luciana, ho visto l’album delle foto ricordo e mi hanno raccontato del loro viaggio veramente missionario che li ha portati a conoscere l’ambiente dove vive la loro figlia e a fare così un’esperienza di missione.

“Dobbiamo riconoscere che eravamo partiti per la Thailandia con un pò di timore per i disordini che si sentivano sulla Birmania, che è un paese confinante, siamo invece ritornati col desiderio di andare in Thailandia a  lavorare come laici per alcuni mesi nonostante le difficoltà della lingua thai.
Siamo partiti da Roma il 3 dicembre con i genitori di Antonella fino Bangkok e poi abbiamo proseguito in aereo per Chang Mai, la seconda città della Thailandia. Lì sono venuti a prenderci per andare verso casa, a Baan Thung, un piccolo villaggio un ora a nord di Lampang. Lì ci sono tre sorelle che lavorano nell’opera di evangelizzazione, Catarina prendendosi cura dei malati e delle situazioni di povertà di diverse famiglie e di bambini denutriti, Teresa invece dell’annuncio diretto del Vangelo in piccoli gruppi di ascolto, Lina invece si dedica all’accoglienza e alla comunità.
La parrocchia tenuta dai padri Fidei Donum del Triveneto, don Piero Melotto il parrocco e don Bruno Rossi, che si trova a Chae Hom, a circa 16 km dalla casa delle saveriane. Presso la parrocchia c’è un centro di accoglienza per un’ottantina di ragazzi  e ragazze di diverse etnie, che provengono da villaggi di montagna dove è impossibile accedere all’educazione scolastica. Abbiamo partecipato con loro a qualche momento ricreativo, la ricchezza dei loro costumi ed i loro volti sorridenti ci sono rimasti impressi.
La professione della nostra figlia è stata una cerimonia molto partecipata, ha presieduto il vescovo di Chang Mai con altri 18 sacerdoti, diversi missionari italiani del Pime, un Betharamita, un Francescano e altri 2 thailandesi. La presenza di tante persone dai villaggi più lontani  della parrocchia ci ha commosso, saremo state 800 persone. Antonella e Valentina indossavano un abito stile thai del nord, per sentirsi vicine alla gente. Nel preparare la festa c’è stata la collaborazione di tutti: don Bruno con i lavoratori del Centro a montare i tendoni, suor Annarita, che fa parte dell’altra congregazione religiosa presente in parrocchia, ha diretto il coro dei ragazzi , una suora thai amica delle saveriane ha preparato belle composizioni di fiori, chi nel preparare il cibo, i ragazzi del centro a preparare le loro danze tipiche. Durante la cerimonia, prima della conclusione, erano stati invitati 7 anziani di diverse etnie de nord a fare un gesto di benedizione che consiste nel legare al polso un filo di cotone bianco, ementre lo legavano facevano una preghiera di benedizione. Questo è un gesto tradizionale thai, ancora in uso in certe feste. Le persone dovevano essere 7 ma poi tutti volevano salire e così si è dovuto interrompere la fila per problemi di tempo, ma è stato emozionante vedere la risposta affettuosa di queste persone. In quella occasione un rappresentante di un villaggio ci ha detto una frase che ci ha colpito molto. Indicando tutte le persone presenti ci ha detto di ritornare a casa tranquilli, che nostra figlia aveva tutti loro per figli, che quella era la sua nuova famiglia.
Durante il pranzo il vescovo di Chiang Mai ci ha parlato in italiano e ci ha raccontato di essere stato a Roma e di aver conosciuto anche l’arcivescovo di Cagliari. Tra le tante cose, ci ha detto di ricordarsi della pasta italiana che aveva gustato in Italia e si meravigliava di come ci eravamo già abituati alla cucina tailandese a base di riso e con gusto piuttosto piccante.
L’accoglienza dei Thai ci ha sorpreso, in particolare la loro vita semplice senza stress , come da noi 50 anni fa. Per entrare nelle case ci si deve togliere le scarpe, così abbiamo imparato a portare i sandali, molto più comodi da sfilare e si viene accolti con un bel bicchiere di acqua fresca. Questo non manca mai.

Don Piero ci ha accompagnati in un villaggio delle montagne, in occasione della celebrazione di uno sposalizio, dove si arriva solo con una macchina fuori strada. Abbiamo visto le loro tradizioni, il corteo degli sposi con i loro costumi e strumenti tipici . Nella semplicità della vita del villaggio, ci siamo sorpresi a vedere i pannelli solari, che il governo precedente ha fornito in grande misura nei villaggi più interni del paese.
Abbiamo passato anche il Natale in Thailandia. La sera del 24 siamo andati con Valentina alla veglia di preghiera in un piccolo villaggio thai. Eravamo un piccolo gruppo, gente semplice, ma l’atmosfera era calda e familiare. Abbiamo visto i cristiani che addobbavano la piccola cappella e preparavano la culla a Gesù Bambino con il bambù, le foglie di banano e fiori tipici della loro terra.
Invitati da un catechista ad andare nel suo villaggio per la festa dell’anno nuovo, noi il giorno siamo arrivati in ritardo rispetto all’orario che ci aveva detto. Come pensavamo, quando siamo arrivati non c’era più niente. Quando Valentina ha chiesto conferma di questo, il catechista invece ha detto di aspettare un po’. In men che non si dica ha chiamato la gente del villaggio ed hanno ripreso a suonare i loro strumenti a canne, che ricordano i nostri, e a ballare intorno ad un albero dove c’erano appesi tanti pani di riso. È stato commovente vedere riprendere la festa per noi, ci ha colpito molto questo loro gesto di accoglienza ed eravamo contenti di festeggiare con loro.
Dopo questo periodo al nord del paese, Valentina ha voluto portarci a conoscere il resto della Thailandia, quella che tutti i turisti conoscono. Così abbiamo visitato per alcuni giorni la capitale Bangkok. Siamo stati al Tempio del Budda di Smeraldo, al palazzo reale, al parco Lumphini dove abbiamo fatto conoscenza con un varano nero impressionante. Alla periferia di Bagkok abbiamo incontrato una consorella di Valentina, M. Angela Bertelli, che da fisioterapista aiuta i bambini handicappati. Lei ci ha accompagnati in una delle tante baraccopoli della città. La miseria è indescrivibile, ma il sorriso dei bambini e la loro affettuosa accoglienza sono segni di speranza. A parte le famose spiagge tailandesi, anche al nord i luoghi turistici sono tanti. Il centro di addestramento degli elefanti, cascate, resorts dove si può alloggiare in casette di legno immerse nel verde…
Abbiamo visto la Thaiandia dei contrasti, della Bangkok calda e caotica con centri commerciali lussuosissimi e i villaggi isolati e poverissimi delle montagne. È difficile raccontare quanto abbiamo nel cuore. Dobbiamo riconoscere che è stata una bella esperienza che ci ha arricchiti facendoci conoscere il paese dove lavora nostra figlia e ci ha fatto sorgere il desiderio di ritornarvi presto”.

 

Valentina scrive...

 

Carissimo Don Ignazio e parrocchiani tutti,
sono davvero felice di condividere con voi la gioia della professione perpetua.
Anche se distanti so che mi accompagnate con la preghiera e l'affetto.
A Dio piacendo nel 2008, dopo 3 anni dalla mia partenza farò ritorno a casa per un breve periodo di riposo.
Ma sento che siamo uniti nella fede e in questa missione che non è mia, ma di tutti.
Pregate per questi cristiani che sono un piccolissimo gregge (solo lo 0,4%) e fanno fatica a vivere ciò che nella nostra società è facile, scontato e quasi sottovalutato. Ad esempio il semplice gesto di attenzione agli ammalati in modo gratuito qui viene visto in modo strano...ed interessato.
Allora, ancora un saluto ed un grazie al Signore
Con affetto
Valentina

Baan Thung, 30 ottobre 2007

 


Il mio desiderio più grande


In Thailandia noi saveriane siamo solo sette. Sembra un bel numero, ma quando ci si confronta con la marea di non cristiani, ci sembra di essere un pesciolino nell’oceano. Il Signore però ci fa sentire la sua presenza, con la preghiera e l’incoraggiamento di tanti cristiani che sostengono il nostro lavoro,e anche con piccoli miracoli di conversione al vangelo.

Il riassunto di tre anni
Con suor Antonella (Antonella Del Grosso di Foggia) ho condiviso buona parte del cammino nella famiglia saveriana. Siamo entrate insieme a Parma nel 1997 e abbiamo fatto la prima professione nel 2001.
Dopo un periodo trascorso in due comunità diverse, ci siamo trovate nella stessa missione in Thailandia, dal 13 giugno del 2005. I primi quattro mesi eravamo a Chiang Mai, ospiti dalle suore orsoline, per studiare la lingua. Poi siamo state un anno a Bangkok, per prepararci all’esame di Stato della sesta elementare, ospiti di suore thailandesi.
Nel frattempo, abbiamo svolto l’attività apostolica in una parrocchia, lavorando nei quartieri poveri. Ora finalmente ci troviamo nella comunità delle saveriane. Diamo una mano nelle varie attività missionarie:nella catechesi e nei gruppi del vangelo, nella pastorale sociale e nelle visite ai malati e bambini denuriti.

Senza parole
Con Antonella, il sabato mattina abbiamo iniziato un’attività con i bambini dei villaggi vicini:oltre a giocare, insegniamo loro un po’ di inglese, geografia e disegno. È un modo per avere contatti con i ragazzi e con le loro famiglie. Non parliamo della fede cristiana; ma cerchiamo di voler loro bene e di farli ...sentire a casa. Usiamo un salone dove sono appese alcune immagini sacre. Sono i bambini che a volte ci chiedono qualcosa. Un giorno, durante il tempo della merendina, un bambino mi ha chiesto: “Perché Gesù è morto in croce?”. Stavo iniziando a spiegare del suo amore per l’umanità, quando una bambina, che aveva frequentato qualche volta il gruppo di preghiera, è intervenuta dicendo: “Perché si è sacrificato per tutti!”. Sono rimasta senza parole...

La novità del vangelo
Antonella ed io ci troviamo in un momento di transizione: siamo in attesa di aprire in Thailandia la seconda comunità di saveriane. Intanto, aiuto suor Teresa nei gruppi di preghiera, dove davvero si tocca con mano la novità del vangelo. Le persone rimangono meravigliate nell’ascoltare certi brani, che noi pensiamo di conoscere bene perché li abbiamo sentiti tante volte. In parrocchia c’è anche un centro che ospita un’ottantina di ragazzi provenienti da diverse tribù di montagna. Viene data loro la possibilità di finire le scuole superiori e di avere una formazione cristiana. Ci sono anche alcune bambine. Don Bruno, responsabile del centro, mi ha chiesto di essere presente durante le attività e nei tempi liberi. Lo faccio volentieri. I ragazzi sono affettuosi e gentili, e mi fanno tante domande anche sulla vocazione e sulla nostra vita in Italia.

Uniti nella preghiera
Tra un impegno e l’altro, è arrivato il grande momento di dire il mio “sì” per sempre al Signore.
Sono felice. Non posso desiderare altro dalla vita. Ma non credete che io sia speciale; anzi, in questi dieci anni ho sperimentato tante debolezze e paure. Essere consacrata al Signore è un dono dell’amore gratuito di Dio. Con gioia, allora, chiedo anche a voi di dire “grazie” a Dio, non solo per me ma anche per ciascuno di voi, per quanto sta operando nella vostra vita. E a voi, che siete lontani e non potete partecipare alla nostra celebrazione qui in Thailandia, propongo di partecipare alla Messa nella vostra parrocchia, per sentirci uniti in questo giorno di festa e di lode a Dio.

Tratto da "Missionari Saveriani" n. 1 Gennaio 2008


Karma o fede?


A 10 anni dal mio ingresso nella comunità delle Saveriane a Parma, anche per me e’ arrivato il momento della consacrazione al Signore per sempre, qui in Thailandia. E’ il momento del sì definitivo alla chiamata di Dio che mi ha preceduta, sostenuta e amata fedelmente. E non posso che gioire, ringraziare e rispondere con tutta me stessa a questo amore.
Ma perché andare lontano con tutte le necessità della nostra Chiesa italiana? Quante volte si sente dire: la missione è qui! Sì, sono tanti i servizi necessari all’interno delle nostre chiese, ma più urgente ancora è l’andare verso i popoli che ancora non conoscono Cristo Gesù, nostro Salvatore. Personalmente, la vocazione missionaria mi e’ stata chiara a partire da un’esperienza di allontanamento dalla fede durato alcuni anni. Credere in Gesù Cristo aveva perso per me di significato e qualunque religione mi sembrava andare bene... Il ritornare alla fede è stata una grazia grande del Signore, che è passata attraverso testimoni del suo amore paziente e misericordioso. Per esperienza, posso dire che essere cristiani o non esserlo non è la stessa cosa. Alcuni anni dopo, il Signore mi ha fatto capire che per me essere cristiana voleva dire seguirlo consacrando a Lui tutta la vita, andando a cercare non solo i lontani, ma anzitutto quelli che non hanno avuto ancora l’opportunità di conoscerlo e perciò di amarlo. E sono tanti!
Sono arrivata in Thailandia due anni e mezzo fa per vivere in mezzo ad un popolo che è per il 95% buddista, per il 4% musulmano e solo per lo 0,4% o 0,5% cristiano. L’essere cristiani in questa terra è un po’, come nelle prime comunità, sentirsi un piccolo gregge assetato di conoscere, ma che vive anche in mezzo a tante difficoltà.
“Chi è Gesù? Perché è morto così, sulla croce?”. Sono domande ricorrenti che ci rivolge chi per la prima volta vede un crocifisso. Molti valori cristiani, per noi entrati nel nostro patrimonio culturale, qui sono una novità assoluta. Perché una persona dovrebbe interessarsi di chi è malato e povero? Per i buddisti il male di ciascuno viene dal suo karma, dal male compiuto in una vita passata e che si sconta nel presente, in questa vita. Il bene che si può fare non può cambiare il proprio karma, ma è solo un merito per chi lo compie. C’è una ricompensa da ricevere.
Vi racconto un fatto. Khamsuk è una signora del nostro villaggio che con tutta la sua famiglia si è fatta cristiana da circa due anni. Hanno una fede viva, gioiosa e, da evangelizzati, ora cominciano ad essere evangelizzatori, con la loro testimonianza e il loro servizio. Tempo fa Khamsuk ha deciso di aiutare la nostra sorella Catarina, nell’assistere gli ammalati, andandoli a trovare a casa, accompagnandoli all’ospedale, donandosi e pregando per loro, perché in essi si scorge il Volto di Cristo. Un giorno Catarina, accompagnando un malato in macchina, ha sentito il dialogo tra Khamsuk e una signora buddista, che era con loro. Quest’ultima chiedeva con interessamento quanto ella guadagnasse aiutando noi, sisters straniere, in quel servizio. Per lei era quasi ovvio che lo stipendio fosse altissimo rispetto a quello medio dei thai. Khamsuk le aveva allora risposto sorridendo che ogni prima domenica del mese andava alla casa delle sisters per avere uno stipendio che nessuno le poteva rubare e che la ripagava di tutto in modo straordinario. Così le ha spiegato che là si svolgeva il rito cristiano dell’Eucaristia, in cui si riceveva Gesù. Era lui che le dava la forza e la gioia di fare tutto ciò che stava facendo, in modo gratuito.
Per un thai convertirsi al cristianesimo non è solo entrare in una nuova mentalità, quella di Cristo, ma è un andare controcorrente in un ambiente totalmente buddista. Questo richiede tanto coraggio perché sembra quasi di perdere la propria identità nazionale.
Ringrazio il Signore di questi miracoli di conversione, che fanno toccare con mano l’opera dello Spirito nel cuore di tante persone, e a Lui chiedo di rendermi sempre di più tutta sua e dei fratelli.
Valentina Gessa
01-01-2008

Tratto da http://www.xaverianas.com

Carissimi parrocchiani, non é facile scrivere in poche righe il mio grazie a Dio per questa nuova esperienza di fede che mi porta a seguire Cristo in missione in Thailandia.

Il lasciare i miei genitori e la parrocchia sette anni fa era già’ un partire missionario, un uscire da me stessa e dai miei progetti di vita per aprirmi alla volontá di Dio. Il 2 luglio 2001 poi  é stato il sí a Dio nella consacrazione religiosa per la missione, un giorno speciale di grazia dove ho capito fortemente che davvero Gesú é Via, Veritá e Vita. “Grazie” era la parola che mi sgorgava dal cuore e che oggi sento di ripetere alla vigilia della partenza. Condivido con voi questa gioia perchè il partire missionario non riguarda solo me o la mia famiglia Saveriana, ma é un fatto di Chiesa. Da una comunitá orante nasce la risposta all’invito di Gesú di andare in tutto il mondo ad annunciare il Suo Vangelo. In questi anni ho sempre sentito questo aspetto ecclesiale della missione. Voi mi avete aiutato in questo, facendomi sentire la vostra vicinanza, in modo particolare don Piero che  é stato anche presente a Parma per la mia professione religiosa.

La missione é di Dio e noi ne partecipiamo ciascuno con il proprio carisma. É importante per questo pregare per le vocazioni, perchè i giovani abbiano il coraggio di seguire la volontá di Dio. É nostra responsabilitá aiutarli in questo. Penso agli anni in cui mi sono allontanata dalla Chiesa e a come il Signore pazientemente mi ha attirato a sé con la sua misericordia e la testiminianza fedele di tanti cristiani. Niente é impossibile a Dio! Chissá quanti stanno tentennando davanti alla chiamata del Signore... stiamo loro vicini con la preghiera e la testimonianza. Questa mia esperienza faticosa mi ha fatto comprendere cosa sia la vita senza Dio e quanto sia difficile dare senso a tutto privi della luce del Suo Amore. In qualche modo mi sento proprio la “non cristiana” che é stata evangelizzata, conquistata dalla Veritá, e che non puó tacere questa gioia.

Thailandia? Perchè cosí  lontano? E per fare che cosa? Queste sono un pòle domande che mi sento rivolgere. Non ho scelto io questo paese, anche se l’Asia era nei miei desideri.  Il mandato missionario si riceve, e la  Chiesa ancora oggi invia.

In Thailandia il 94% della popolazione é buddista; come si puó negare loro la possibilitá di conoscere Cristo?

San Paolo scriveva ai Romani (10,14-17):  “«Chiunque invocherá il nome del Signore sará salvato» Ora, come potranno invocarlo senza aver prima creduto in Lui? E come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi? E come lo annunzieranno, senza prima essere inviati? Come sta scritto: «Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annunzio di bene!»”.  Il  “fare” diventa  piuttosto un  “essere” annunziatrice di bene con la mia vita cristiana, col vivere la comunione con le mie consorelle, con la Chiesa locale e le persone che il Signore mi affida. La nostra azione allora é il testimoniare l’Amore di Dio.

Adesso per le mie consorelle, che sono al nord della Thailandia,  amare significa aiutare le tribú dei monti, che non sono Thai, ad inserirsi nella societá, aiutare i bambini ad andare a scuola, offrire la Parola di Dio con la catechesi, seguire i catecumeni e le prime comunitá cristiane e dare assistenza sanitaria. Seguendo la missione del Verbo Incarnato che si é fatto veramente uno di noi, anch’io sono chiamata a  porre la tenda tra questi fratelli. Per me ed Antonella, la consorella con cui partiró, inizialmente testimoniare l’amore di Dio passerá umilmente nella fatica di imparare la lingua thai, nello studio della loro cultura e religione, nella difficoltá di comunicare, se non con il sorriso, la gioia di essere strumenti nelle mani di Dio.

“Koop kun ká”, che significa grazie, é la prima parola thai che ho voluto imparare. Infatti é con questo atteggiamento di ringraziamento che desidero iniziare la mia presenza in Thailandia, sentendomi unita a tutti voi e a  tutta la Chiesa.

Valentina

Carissimi,
scrivo una nuova lettera circolare che piu' che elencare le cose che faccio o come passo la mia giornata vorrebbe condividere le impressioni, considerazioni che questo nuovo inizio in terra thailandese mi sta dando. Prima di partire lessi un articolo intitolato "Missione nella debolezza" trattava dei monaci martiri in Algeria e leggeva la missione in quest'ottica di dono totale. Con la morte tragica di fr Roger mi e' tornato alla mente quell'articolo e mi e' risuonato ancor di piu' il mistero di morte e di risurrezione che il Signore propone nella Sua sequela. Missione nella debolezza. Il missionario debole ma forte di Cristo, della Sua Parola, della Sua Presenza.

Quando il missionario parte c'e' un misto di gioia, incoscienza e fiducia piena nel Signore insieme a timori e sogni. Quando arrivi molti timori svaniscono, si sperimenta la forza di chi ti invia, che e' gia' presente in quella terra, in quel popolo ed i sogni iniziano a trasformarsi, a diventare forse sempre piu' simili al sogno di Dio. Due settimane dopo il mio arrivo in Thailandia ho rinnovato i voti di castita', poverta', obbedienza: un inizio forte e significativo. Gia' il giorno dopo il due luglio mi trovavo a letto con la febbre, probabilmente causata da un'infezione alimentare, e a chiedermi pazienza ed umilta' in questo mio andare. Le situazioni di tante famiglie che seguono le sorelle, la gente che viene da noi sempre con qualcosa da offrirci a ricevere da noi ascolto e aiuto chiedevano presenza. Anche nell'incomprensione della lingua si aprivano nuovi modi di comunicare l'amore, ripetendo il loro tipico gesto di accoglienza di offrire un bicchiere d'acqua! fresca o semplicemente dando loro attenzione col sorriso e con il capirsi con lo sguardo.    Missione nella debolezza. Ed ora a Chiang Mai da poco piu' di un mese alle prese con lo studio della lingua thai e' vivere la missione in modo debole, quella debolezza cristiana che pone la sua forza in Cristo. Una debolezza che legge con chiarezza e dispiacere i propri limiti nell'adattamento a questa cultura, che scopre pian piano la diversita' che spaventa e a volte rallenta l'accoglienza: una debolezza che non ha soluzioni in tasca per andare incontro ai bisogni dell'altro ma che puo' solo condividere quello che ha, intercedendo presso Dio. Il tornare ogni tanto in comunita' , nel nostro piccolo villaggio sui monti, motiva questo tempo di studio perche' il desiderio di comunicare con la gente cresce sempre piu' e perche' ci si riempie il cuore di tante preghiere per loro. Scoprire che una bambina di undici anni, nostra vicina di casa, inizia ad avere i sintomi dell'Aids ti interroga non poco. Una mia consorella si prende cura di lei, ma avra' le stessa opportunita' di cura che da noi, e sopratutto a lei che non e' cristiana come aprirla al mistero d'amore di Dio e farle vivere la gioia di questa scoperta nel tempo che avra' da vivere? Una missione quella del cristiano che chiede condivisione, un soffrire con loro ma con la forza dell'amore di Cristo che tutto guarisce, che tutto prende su di se'. Una missione allora che si fa forte nella preghiera e della preghiera di intercessione. Nei tanti incontri fatti prima di partire dall'Italia mi ha colpito la testimonianza di fede di tanti ammalati che dal loro letto andavano con la loro offerta di vita e la loro preghiera ben piu' lontano della Thailandia. Ed anche la testimonianza di chi a loro fianco con dedizione e pazienza si prendeva cura di loro nella gioia del servizio. La "terra di missione" e'  la terra del quotidiano che chiede coerenza e fiducioso abbandono nella guida sicura di nos! tro Signore. Con affetto vi saluto e chiedo preghiere per questa chiesa in Thailandia e tutto il suo popolo.
Valentina

Tratto da:  Missionarie di Maria - Saveriane (Dicembre 2005)
Da     Chiang Mai - Thailandia

 Sono già passati più di cinque mesi dal nostro arrivo in Thailandia e, anche se ci sentiamo ancora come due missionarie "in fasce", vogliamo condividere con voi i primi impatti con il nuovo ambiente asiatico.
La Thailandia, chiamata terra del sorriso, sembra davvero accoglierti con cordialità e delicatezza, anche se sei palesemente straniera e incapace di parlare la lingua locale. Quando si entra nelle loro case il gesto tipico di accoglienza è l' offrirti un bicchiere d'acqua, senza bisogno che tu lo chieda. Ci ritornano in mente tante volte le parole di Gesù: "Chiunque vi darà un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, non perderà la sua ricompensa" (Mc 9,41). Ora siamo completamente immerse nello studio del Thai, il primo modo concreto per porre la tenda tra i fratelli e le sorelle cui siamo state inviate. Però i modi per comunicare sono tanti e noi in questo tempo ne abbiamo fatto esperienza. Il fiore bianco che portiamo visibile nella foto, ha per il popolo thailandese un significato profondo: ricorda il giorno della festa della mamma che qui si fa coincidere, con il compleanno della Regina. Ogni figlio rende omaggio alla propria mamma, donandole un fiore e inchinandosi sul suo grembo, come un grazie intenso e silenzioso. Anche noi, con sorpresa, abbiamo ricevuto quel fiore bianco da due bambine nostre vicine di casa. Ci hanno così comunicato con semplicità la loro gioia e gratitudine per la nostra presenza qui, e la sete di conoscere quel Dio che si è fatto così vicino da essere uno di noi.
Si coglie subito in alcuni volti i tanti drammi che schiacciano le loro esistenze, ma anche il profondo desiderio di dare un nome alla speranza che già avvertono in loro. I missionari e i cristiani qui sono pochi, ma abbiamo la certezza che, con la forza dello Spirito, anche i nostri piccoli segni, diventeranno per loro significativi e contagiosi.
A tutti un grosso "Sawadii"                (Ciao)..
Valentina

Natale 2005

Carissimi,
il Natale e’ ormai alle porte e per me e’ il primo Natale thailandese.
Da poco meno di una settimana sono rientrata da Chiang Mai al nostro piccolo villaggio di Baan Thung , al nord di Lampang. In citta’ I simboli piu’ commerciali del Natale adornano I piu’ grandi alberghi. Le luci colorate invece ci sono tutto l’anno in tantissimi locali per attirare I turisti, purtroppo non solo alle prelibatezze del cibo locale, ma anche alle bellezze delle ragazze thai.
In novembre, durante la tradizionale festa del Loi Krathon I thai lasciano andare nel fiume delle bellissime composizioni di fiori ,su una base foglie di banano, con candele ed incenso, come per liberarsi del proprio male e mandarlo via lontano. Con lo stesso significato, in modo particolare a Chiang Mai, mandano in cielo dei piccoli palloni-mongolfiera che sono una meraviglia a vederli moltiplicare il numero delle stelle . Ho pensato a questi gesti come ad una preghiera vera e sentita, ma dove pero’ non e’ chiaro il destinatario.
L’Avvento, tempo di attesa qui si vive davvero nella speranza che Gesu’ sia conoscuto, amato e seguito.
Tanti sono I segni della Sua presenza in questa popolo e che rinforzano questa speranza.
Un giorno, durante il viaggio di rientro a casa, seduta sul rot sontheo, (una specie di furgoncino con sul retro delle panche), una ragazza thai, al sapere che io e la mia consorella eravamo religiose, ci ha riempito di domande su Gesu’. Ha iniziato dicendo che suo fratello minore portava per moda una croce, ma non sapeva il significato e chiedeva inoltre se era bene, dato che non sono cristiani.
Dove e’ nato Gesu’? Perche’ e’ stato ucciso cosi’? E poi si e’ messa a mimarci un segno strano a livello del naso e ci chiedeva il significato, l’aveva visto fare in un film!  Ce n’e’ voluto un po’ a decifrare che era il segno della croce! La sua sete di conoscere, il nostro destreggiarci con il poco thai e il suo poco inglese, il vedere il suo cuore aprirsi alla gioia nel sapere che la croce e’ segno dell’amore di Dio per tutti gli uomini mi ha fatto vedere la bellezza del Natale thailandese.
Qui al villaggio passeremo tutta la giornata del 24 con il gruppetto dei cristiani della zona, per preparare il presepio, la stella e pregare insieme. Il 25 ci si raduna tutti I cristiani della parrocchia al centro di Chae Hom, per celebrare insieme questa grande festa.
Dal 2 di gennaio mi trasferiro’ a Bangkok per proseguire lo studio della lingua, ospite dalle suore di S. Paul de Chartres, che gentilmente ci accolgono in casa loro in questo tempo di studio. Mi aspettano ancora diversi mesi di studio.
Prima di tutto vi ringrazio per le preghiere che sento forte come sostegno e che il Signore ascolta per portare frutti in questo popolo e poi vi auguro con tutto cuore un Natale di Gesu’ carico della sua tenerezza che vi faccia gioire sempre di piu’ della sua presenza.
Valentina

Pasqua 2006
Carissimi,  
eccoci ormai alla Pasqua, dopo un cammino quaresimale che mi auguro ci abbia aiutato a rinnovare il cuore aprendolo alla grandezza dell’amore di Dio. Gesu’ Cristo e’ davvero via, verita’ e vita. In questo contesto buddista si respira la straordinarieta’ di questo annuncio, e si sente l’importanza di non tacere e di essere coerenti nel nostro vivere da cristiani. Al momento sono sempre presa con lo studio della lingua thai, mi ritrovo come i bambini di prima elementare a gioire se riesco a leggere di fila una frase…,e ancora ne avro’ per piu’ di un anno e mezzo. Cosi’ il mio quotidiano a Bangkok e’ fatto di scuola al mattino e compiti a casa al pomeriggio. A scuola, studiando vari argomenti, inizio a capire un po’ di piu’ della cultura thai, da come loro stessi si raccontano. Il rischio e’ di fidarsi di quello che si osserva e prenderlo per buono, e piu’ passa il tempo e piu’ questo rischio aumenta. Ma questa cultura e’ molto piu’ complessa di quanto possa sembrare. Attualmente poi c’e’ instabilita’ politica, a Bangkok da piu’ di un mese ci sono proteste contro e a favore del presidente Thaksin e nonostante le elezioni del 2 aprile la situazione non e’ tornata alla normalita’. Tra gli argomenti di studio ce n’e’ uno che credo sia interessante riportarvi,
quello su che cosa credono i thai: “ I thai credono che la nascita e la posizione sociale dipendano dal proprio Karma. Se nella vita precedente hai fatto del bene, in questa vita starai bene, cioe’ nascerai in una famiglia con una buona condizione sociale, sarai ricco, con una buona reputazione, potrai fare qualsiasi cosa decidi. Cosi’ se anche in questa vita ti comporti bene e acquisti meriti con delle opere buone potrai avere un’esistenza e una posizione buona nella vita successiva”. Lascio a voi il commento. L’insegnante mi ha poi chiesto di scrivere sul mio credo. Ho riletto allora la nostra fede con altri occhi. Crediamo in un Dio che ama tutti, che guarda al povero e al peccatore con amore gratuito. Ed e’ questo suo amore regalato ad ogni uomo che ci sorprende e ci invita ad amare. Nel Cristo crocifisso possiamo vivere la sofferenza con coraggio e accettare questo mistero della vita. Chiediamo al Signore di vivere sempre di piu’ quanto crediamo perche’ davvero tutto di noi possa esprimere la gioia del Risorto, della Vita in cui crediamo. Tanti auguri a tutti di vero cuore, confido nelle vostre preghiere per questa chiesa e il popolo thailandese. Grazie, anch’io vi ricordo tutti a Lui. 
Valentina          

Natale 2006
Carissimi don Ignazio e parrocchiani tutti,
 il tempo dell’Avvento è già iniziato con tante speranze e buoni propositi per questo Santo Natale. Al momento mi trovo al nord del paese,dopo un periodo intenso di studio della lingua. Il 2 dicembre ho sostenuto l’esame per stranieri corrispondente alla sesta elementare, il prossimo anno però continuerò a studiare per altri 4-5 mesi, sempre a Bangkok. Lo studio della lingua chiede tante energie, e tempo, ma già adesso il parlare direttamente con la gente, senza farsi tradurre, da’ una gioia immensa.
La nostra comunità si trova a Baan Thung Chao, un piccolo villaggio tra le montagne e i campi di riso. I cristiani battezzati si contano sulle dita della mano, ma diversi sono gli interessati al cristianesimo che frequentano piccoli gruppi di ascolto del Vangelo. Si riuniscono nelle case, a piccolissimi gruppi di 8-10 persone contando anche i bambini, e’ la prima volta che sentono parlare di Gesù’, c'è’ tanta sorpresa e meraviglia davanti ad una Parola Nuova che apre a nuovi orizzonti. I tempi per arrivare al battesimo e perché il Vangelo s’incarni in questa cultura sono molto lunghi. La nostra gioia e’ di essere testimoni di questi miracoli di conversioni e di come lo Spirito agisce nel cuore di questa gente. Non posso dimenticare la mia prima catechesi a dei bambini davanti al presepio. Non sapevano che cosa fosse, ed erano li’ incantati davanti alle statuine, poi gli stessi lo spiegavano ai nuovi che arrivavano. Che bello!! “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. Questo mistero dell’Incarnazione e’ grande e sempre nuovo. Qui, da straniera in questa terra si capisce ancor di piu’ che la missione del cristiano e’ di farsi tutto a tutti, come dice S. Paolo, perché tutti conoscano l’Amore grande di Dio. Questo e’ la preghiera e l’augurio reciproco per questo Natale.
Con tanto affetto,
Valentina